LE STRADE prendono forma attraverso i viaggiatori di ogni tempo e i passi di coloro che ne disegnano il tracciato.
La strada, che collega una storia lunga a un presente breve, attraversa luoghi che si animano nel loro collegato destino e segnalano rimandi di ogni epoca, a volte latenti e a volte ancora vivi.
Saper cogliere queste tracce per ricomporle nell’insieme ereditato è il frutto di un progetto nato da una condivisa necessità di segnalare una presenza ancora viva nel territorio abruzzese, ma quasi sopraffatta dalla contigua via Tiburtina, tanto da scomparire nella stessa denominazione, assorbita dal tratto che collegava Tivoli a Roma.
Da Tibur, infatti, la via Valeria originava, per introdursi nei territori aspri dell’Italia centrale, scavalcandone i monti e insinuandosi nelle vallate risparmiate.
Un processo che portò, alla fine del IV sec. a.C., al progressivo inglobamento di questi territori nella organizzazione più ampia che lo Stato romano imponeva; storie di contrasti e violenze che soltanto un approccio generico può ricondurre a momenti di vanto e di potere.
Una vasta operazione militare, costellata di scontri, portò Roma alla estensione della sua sfera politica e alla conquista di ampi comprensori, mediante la stipula di trattati di alleanza e la fondazione delle colonie latine di Alba Fucens (303 a. C.) e Carsioli (298 a. C.).
La via Valeria è il segno, nel territorio, di queste vicende, la rappresentazione puntuale di una strategia attuata con progressiva determinazione, seppure in un contesto di opposizione e di lotta, ineludibile sfondo di tutte le operazioni che, oggi assunte come riferimento positivo, in realtà tradiscono i lati oscuri della violenza e della sofferenza.
Alle incertezze di un anno preciso, che alcuni posticipano fino al 154 a.C., fa da eco la censura di M. Valerio Massimo nel 306/5 a. C., promotore della realizzazione di alcune strade, tra cui probabilmente la via Valeria, in stretto rapporto con la fondazione delle città poste lungo il tracciato, in luoghi di opportuno controllo e particolare centralità nel territorio circostante.
Nel tragitto che dall’odierno Lazio conduce all’Abruzzo, la strada attraversa luoghi puntualmente ripercorsi di recente, grazie a un lavoro propedeutico che dovrà portare alla generazione di un tracciato visibile, ove possibile sul sedime dell’antica strada, lungo la quale Carsioli, Alba Fucens e Corfinio sono le evidenze più dirette della progressive tappe.
Alba Fucens, la colonia latina attraversata, nel cuore del suo centro pubblico, dalla Valeria: sessantotto miglia dividono la città da Roma, come indicato sul cippo qui rivenuto.
Carsioli, la colonia fondata subito dopo quella di Alba nel sito dell’odierna Civita di Oricola, in uno dei punti obbligati di passaggio sulla Piana che introduce alla parte più aspra del percorso.
Corfinio, la cui storia più antica è tramandata soprattutto dalle necropoli, nel I sec. a. C, favorita dalla sua posizione, diviene capitale della lega dei popoli italici nella guerra combattuta contro Roma per acquisire la cittadinanza.
La via Valeria è quella scia sottile che unisce queste tre realtà urbane, le maggiori lungo il tracciato principale; numerose altre si dispongono a raggiera, disegnando una trama fitta di testimonianze, anche precedenti la strutturazione della strada in epoca romana.
Ritornare a tutte, singolarmente, in questo breve testo, non è consentito né sarebbe fruttuoso, ma la consapevolezza delle molteplici opportunità può guidare il lettore e orientare le prossime scelte.
Dalla volontà di rendere visibile questo progetto nasce una ulteriore opportunità per questa strada, assicurando il futuro e la persistenza nel quotidiano di una realtà comunque viva; le possibilità offerte dall’archeologia hanno dato maggiore forza all’idea di una proposta che si è strutturata, nell’arco di un periodo di breve durata, grazie alla convergenza di interessi, obiettivi e visioni di territori limitrofi e finalmente dialoganti.
Le descrizioni di storici, viaggiatori e studiosi che, insieme alle semplici ed essenziali rappresentazioni delle varie epoche, hanno tramandato la memoria topografica del tracciato, non prescindono, tuttavia, da una presenza che oggi compare come un segno o come suggestione evocata da una molteplicità di richiami: il Fucino. “Il lago antico e la pianura nuova” è la sintesi perfetta, utilizzata da Emidio Agostinoni nel 1908, per riassumere una vicenda ancora oggi densa di storia, stratificatasi nel corso dei millenni lungo le sponde che le luci della notte circoscrivono, nello stesso tempo, come il bordo del lago e il limite della pianura. La strada Circonfucense disegnata a conclusione dei lavori ottocenteschi di prosciugamento, un percorso tortuoso che congiunge i vari brani di questo territorio: i Cunicoli di Claudio ad Avezzano, segno dell’opera di un imperatore, il santuario di Angizia, a Luco dei Marsi, con le offerte alla dea, la città di Marruvium adagiata sulle sponde del Fucino. Lasciato l’anello del lago, il cammino riprende lungo il tracciato principale, salendo verso lo spazio più intenso e meno noto: da Cerfennia, oggi Collarmele, la via Valeria conduce a Forca Caruso, luogo sospeso, definito dalle forme arrotondate dei versanti dei monti battuti dai venti. È proprio qui che, qualche anno fa, come a San Pelino di Avezzano, sono emersi tratti dell’antica strada, perfettamente conservata nei suoi differenti livelli di terra e ghiaia; la via Valeria, infatti, è ancora una presenza, mantenuta dal tempo o restituita dall’archeologia.
I miliari segnano il passo, disseminati in più posti a ricordare la distanza dall’Urbe; 68 miglia dista Alba Fucens da Roma, a 90 si arriva nei pressi della stazione di posta di Statulae, identificata nell’odierna Goriano Sicoli. A Corfinio la strada si riconosce dall’allineamento dei grandi monumenti funerari, i Morroni, scheletri di imponenti strutture dal nome ricorrente anche in altri luoghi dell’Abruzzo.
Non è noto con precisione il periodo in cui la strutturazione della via Valeria raggiunse il centro peligno, se al momento della realizzazione iniziale, alla fine del IV sec. a.C. o soltanto successivamente quando l’imperatore Claudio la condusse fino ad Ostia Aterni, l’odierna Pescara, nel 48/49 d.C.
Tra i Marsi e i Peligni si snoda il tratto che potrebbe definirsi più intimo, per il suo svolgersi attraverso i monti e le strette valli, le molteplici storie di uomini, paesi ed edifici - oggi per noi monumenti -, per le contraddizioni che sempre contiene l’essenza più celata di ogni realtà; le brevi schede inserite nel racconto del viaggiatore segnalano o riprendono questi barlumi che appaiono lungo il viaggio, offrendo spunti di visita e di approfondimento, non esaustivi e da supportare con studi specifici. Accompagnano il lettore nel suo percorso sulle tracce della strada antica, con la libertà di prendere cammini verso dimensioni con tempi e spazi diversi.
In questa prima forma il progetto della via Valeria, che abbiamo immaginato da tempo, muove i suoi primi passi che condurranno a successive tappe di riflessione e di miglioramento, verso progettualità nuove tra territori che avvertono l’esigenza di essere uniti dal proprio passato e, soprattutto, da un futuro prossimo.