Si lascia Aielli Alto, prendendo Via S. Massimo, una strada asfaltata per 320m, da qui si segue una strada sterrata in direzione SE per 600m, fino ad incrociare la strada Provinciale Aielli-Cerchio. A questo punto, il percorso segue la Provinciale fino a Cerchio per 1 km (foto 4-5) ed entra nel centro abitato ricalcando le vie urbane per abbassarsi rapidamente di quota, passando dagli 830 mslm della parte alta fino ai 775 mslm sul ponte della ferrovia, a S del paese. Qui continua per 680m su Via della casetta. Poi piega ad E su una strada sterrata, fino all'innesto nei pressi di un ponte dell'atostrada, con l'Itinerario 6proveniente da Alba Fucens, attraverso il tratturo. Da qui segue la strada sterrata fino a Collarmele, l'antica Cerfennia , passando in un punto sotto la ferrovia Roma-Pescara.
Aielli
L’antica via Valeria attraversava l’odierno territorio di Aielli , nel tratto compreso tra Celano e Cerchio; il ritrovamento di sepolture segnala la presenza della viabilità principale e una occupazione sparsa del territorio gravitante sull’importante asse di collegamento. Nel 1936, nel corso di lavori agricoli, in località S. Agostino furono rinvenute quattro tombe a camera che hanno restituito i letti funerari in osso animale, sapientemente lavorati ed espressione di una società che, nel I sec. .a.C./I sec. d. C, trova in manufatti di pregio i propri riferimenti. Il percorso della via Valeria fu ripreso, nel Quattrocento, dal Tratturo Regio che ancora oggi segna, come una lunga fascia verde, il territorio.
Alle testimonianze sparse di età protostorica e romana segue, nel Medioevo l’occupazione stabile del sito di Aielli Alto, mentre Aielli Stazione è il frutto della ricostruzione post terremoto 1915, che privilegia le forme austere degli anni Trenta e trova nella chiesa e nelle decorazioni artistiche di Sant’Adolfo, ora S. Giuseppe, il suo baricentro. Al 1294 risale la prima attestazione del castrum Agelli, il cui nome tradisce l’ascendenza dal romano Agellum (piccolo campo) e l’arroccamento sulla parte più alta. La cerchia muraria più antica, realizzata a circondare la sommità, nel XIV viene superata da una più ampia che ingloba l’espansione dell’abitato.
Porta Nuova, Porta Montanara e Porta Jannetella o della Terra consentono l’accesso al borgo, sul quale spicca la “Torre delle stelle” ; la suggestiva denominazione attribuita alla struttura circolare, che nel 1356 fu ricostruita da Ruggero II conte di Celano su un precedente impianto, deriva dal suo utilizzo per osservazioni astronomiche e come sede del Museo del Cielo e di annessa biblioteca. A lato della torre il testo di Fontamara, di Ignazio Silone, è stato trascritto sulla parete esterna di un edificio, attraverso una operazione di grande coinvolgimento che ha visto partecipare artisti e cittadini nella realizzazione del murale. Altri murales costellano Aielli che, durante l’estate, è sede di “Borgo universo”, festival della Street art che anima e trasforma l’abitato con i colori vivaci che inondano le vie e danno loro nuova linfa.
Cerfennia
Il nome di Cerfennia compare nell’iscrizione del 48 d.C., ora non più reperibile, che ricorda l’intervento dell’imperatore Claudio sulla via Valeria: a Cerfennia Ostia Aterni (CIL IX, 5973) fu il tratto che assunse il nome di Claudia Valeria. Il toponimo compare anche negli itinerari tardoantichi, come punto di sosta (statio); le distanze dagli altri centri risultano essere 23 miglia da Alba Fucens e 16 da Corfinio nell’Itinerarium Antonini, 7 miglia da Marruvium, 20 da Alba Fucens e 12 da Corfinio nella Tabula Peutingeriana. L’esistenza nel territorio di Collarmele di una chiesa dedicata a Santa Felicita in Cerfenna, ha portato all’identificazione dell’antico toponimo in questo luogo. Nel nome la tradizione vuole riconoscere l’eco di Cerfo, divinità umbra; la suggestione è forte ma sembra l’assonanza a prevalere.
Marruvium
Una deviazione dal tracciato principale collegava l’antica Marruvium, oggi San benedetto dei Marsi, alla via Valeria; posta sulla sponda occidentale del lago Fucino, era considerata la città principale dei Marsi, e oggi vive 1,50 metri al di sotto dell’abitato moderno.
L’antico impianto regolare è frutto degli interventi successivi alla guerra sociale (91-89 a.C.), quando divenne municipio e i suoi abitanti cittadini romani di pieno diritto, iscritti alla tribù Sergia. Varie iscrizioni ricordano la realizzazione di opere pubbliche tra I sec. a.C. e I sec. d.C.: il capitoli nel foro, il macellum, un bagno riservato alle donne. Durante la metà del I sec. d.C. , l’interessamento della casa imperiale verso Marruvium maturò probabilmente nell’ambito dei rapporti di amicizia tra i personaggi delle famiglie locali e della corte imperiale; dal parziale prosciugamento del lago la città dovette trarre notevole benefici, grazie all’acquisizione di terreni per l’agricoltura. Dal V sec. d. C., nonostante un rallentamento nella crescita economica ed urbanistica, diviene sede della prima diocesi dei Marsi e muta il nome in Civitas Marsicana.
La città romana aveva una forma piuttosto regolare, con un reticolo di strade e incroci ortogonali: un tratto di strada basolata è conservato nei livelli inferiori di piazza Risorgimento. In corso Vittorio sono visibili i resti di una domus : l’atrium, con impluvio centrale, il tablinum e quindi il triclinium e il perystilium conservano pavimentazioni a mosaico , in tessere bianco-nere, con differenti motivi decorativi, mentre un più antico ambiente (oecus) è pavimentato con battuto bianco decorato da tessere nere e crustae policrome.
Tra gli edifici pubblici, l’anfiteatro fu costruito nella prima metà del I sec. d.C., sfruttando e regolarizzando una depressione naturale del terreno; tre ingressi, due all’estremità dell’asse e uno su quello minore, immettono nell’arena (60,90x41,36 metri). Nella cavea ( 101x81 metri) restano dei blocchi di calcare delle gradinate, poggiati direttamente sui substrati di limo sabbioso tagliato; sono conservate alcune iscrizioni con i nomi degli assegnatari dei posti. Evidenti tracce di un importante sisma, che coinvolse tutto il Fucino tra la fine del V e gli inizi del VI sec. d.C., sono state documentate nel corso dello scavo.
Durante le fasi di abbandono, nella parte alta della cavea, tra il X e XI sec. d.C. si impiantarono alcune capanne, intorno allo spazio comune dell’arena, colmato da detriti e probabilmente sfruttato a scopi agricoli. Al di fuori della cinta muraria, in via Marruvio, due monumenti funerari a torre, denominati Morroni, di I sec.d.C., dominavano la riva del lago e costituiscono ancora oggi, sebbene privi del rivestimento esterno, un punto di riferimento nel panorama urbano del centro fucense, insieme alla superstite facciata della chiesa di santa Sabina , che conserva soltanto il raffinato portale del XIII secolo.
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